L’Impronta Ambientale è una misura fondata sulla valutazione delle prestazioni ambientali di un prodotto, analizzate lungo tutto il ciclo di vita – dall’approvvigionamento delle materie prime al fine vita – calcolate al fine di ridurne gli impatti ambientali. Il metodo di calcolo dell’Impronta Ambientale – nato negli anni Sessanta del secolo scorso e affermatosi con il consolidato acronimo LCA (Life Cycle Assessment) – è oggi sempre maggiormente diffuso, grazie alla crescente consapevolezza delle imprese, da un lato, e all’affinamento degli strumenti e al progresso dei riferimenti metodologici a disposizione, dall’altro.
Nel settore cosmetico, in particolare, l’esigenza di disporre di metodi oggettivi in grado di attestare in modo rigoroso e affidabile le prestazioni ambientali di un prodotto deriva, in gran parte, dal crescente utilizzo delle “credenziali ambientali” dei prodotti quali strumenti competitivi sul mercato, che consentono alle aziende che li adottano di differenziarsi da quelle che perseguono meramente una strategia di immagine, con conseguente rischio di Greenwashing.
Fra i principali riferimenti tecnico-metodologici per la valutazione delle prestazioni ambientali, spiccano le norme della famiglia ISO 14040 – 14044 sul Life Cycle Assessment (LCA), contenenti rispettivamente principi e requisiti per la realizzazione di un’analisi ed una valutazione degli impatti ambientali associati ad un prodotto (o a un servizio). Nel contesto europeo, la Commissione Europea, con la Raccomandazione 2013/179/CE, ha ufficialmente introdotto le Environmental Footprint, metodologie che regolamentano il calcolo, la valutazione, la convalida di parte terza e la comunicazione dell’Impronta Ambientale sia dei prodotti/servizi (Product Environmental Footprint – PEF), sia delle organizzazioni (Organisation Environmental Footprint – OEF), saldamente basate sul metodo LCA.
Il metodo LCA permette di identificare e valutare gli aspetti e gli impatti ambientali di un prodotto lungo tutto il suo ciclo di vita – dalla “culla alla tomba” – ovvero dall’acquisizione delle materie prime, attraverso la produzione, passando per le fasi di trasporto ed uso/consumo, fino alla fase del fine vita. Le principali categorie di impatto ambientale considerate riguardano, ad esempio, l’utilizzo di risorse, la salute dell’uomo, i cambiamenti climatici, l’assottigliamento della fascia d’ozono, l’acidificazione, etc.
Nel settore cosmetico sono sempre più numerose le imprese che stanno intensificando gli sforzi finalizzati a quantificare l’Impronta Ambientale dei loro prodotti. I risultati dell’Impronta consentono infatti di identificare gli interventi più efficaci per ridurre l’impatto dei prodotti sull’ambiente, intervenendo con soluzioni diverse e dedicate alle fasi del ciclo di vita che emergono come più significative dall’analisi. Ognuna di esse ha, infatti, bisogno di un approccio diverso per contribuire all’obiettivo finale di ridurre l’Impronta Ambientale. Esempi possono essere: l’utilizzo di materiali dal più basso impatto ambientale nel Packaging del cosmetico, ridurre i consumi di risorse nell’ambito del Processo produttivo, ripensare la progettazione in un’ottica di Ecodesign, sensibilizzare i consumatori verso un uso più sostenibile dei prodotti, etc.
Le Impronte Ambientali dei prodotti e gli schemi volontari che ne certificano l’attendibilità offrono inoltre un’importante opportunità competitiva alle aziende per comunicare al mercato il proprio impegno e l’eccellenza delle proprie prestazioni evitando il Greenwashing. Una Footprint non è solo un numero da associare al proprio prodotto, ma anche un’occasione competitiva per utilizzare un veicolo potente, chiaro e diretto di comunicazione tra tutti gli attori della Filiera.
Lo schema nazionale “Made Green in Italy” adotta la metodologia PEF per la determinazione dell'Impronta Ambientale dei prodotti, così come definita nella Raccomandazione 2013/179/UE della Commissione Europea del 9 aprile 2013.