Approvvigionamento, design, produzione, distribuzione, utilizzo, raccolta e riciclo: la circolarità coinvolge ogni fase del ciclo di vita del prodotto. Una opportunità anche per le imprese cosmetiche
Di Michele Merola, GREEN-Bocconi - Ergo srl
L’economia circolare rappresenta la nuova frontiera per le aziende impegnate sui temi della sostenibilità, anche, anzi soprattutto, per le imprese cosmetiche. Se infatti da un lato l’esplosione del mercato dei cosmetici a connotazione green rappresenta senza dubbio un’opportunità, su cui molto abbiamo lavorato in questi cinque anni del progetto “Sostenibilità in azienda” realizzato con Cosmetica Italia e che ci ha permesso di incontrare e visitare direttamente decine di imprese del settore, dall’altro lato crescono anche i vincoli per le aziende: si pensi, ad esempio, a tutto il tema, a volte utilizzato anche in maniera strumentale, della plastica. Il concetto di economia circolare ha iniziato a svilupparsi in risposta alla crisi del modello lineare tradizionale (il cosiddetto take-make-dispose), dovuta alla necessità degli operatori economici, e in particolare delle imprese, di confrontarsi con una crescente scarsità di molte risorse (input produttivi) e all’incremento dei costi, non solo ambientali ma anche economici, derivanti, ad esempio, dalla gestione dei rifiuti. È quindi necessaria una transizione da un modello lineare a un modello circolare, che prenda in considerazione tutte le fasi della produzione e sappia cogliere ogni opportunità di limitare l’apporto di materia ed energia in ingresso e di minimizzare scarti e perdite. L’economia circolare, infatti, non si riduce solo e soltanto al tema dei rifiuti, ma offre soluzioni per ogni fase:
APPROVVIGIONAMENTO: il primo passo verso la circolarità muove proprio dal ripensare le materie prime utilizzabili nel processo produttivo (preferendo quelle rinnovabili e riciclate) e dal rendere più efficiente la fase di logistica in ingresso;
DESIGN: le scelte di eco-progettazione, volte, ad esempio, ad estendere la vita utile dei prodotti o ad aumentare le opportunità di recupero alla fine della vita utile del prodotto, rappresentano delle soluzioni efficaci per ridurre l’utilizzo di materia o per migliorarne la re-immissione nei processi di produzione;
PRODUZIONE: l’efficientamento del processo di produzione e l’implementazione di tecnologie pulite sono certamente gli ambiti dove negli ultimi anni si sono concentrati i maggior sforzi delle aziende italiane, anche cosmetiche;
DISTRIBUZIONE: la distribuzione svolge un ruolo cruciale nel favorire la circolarità del sistema di produzione e consumo, agendo in particolare sull’efficientamento del sistema di consegna dei prodotti finiti (considerando, ad esempio, che il trasporto di beni e persone è responsabile di un terzo del totale dell’emissioni climalteranti in Europa);
CONSUMO: le modalità di utilizzo sostenibile di un prodotto finito da parte del consumatore finale (che va informato, responsabilizzato e coinvolto, con indicazioni precise), nonché la gestione del fine della vita utile rappresentano un momento chiave per ridurre l’impronta ambientale che per alcune tipologie di prodotti (ad esempio i cosmetici a risciacquo) vedono proprio nell’utilizzo la fase più impattante;
RIFIUTI: si tratta da un lato di ridurre gli scarti nelle diverse fasi del processo e dall’altro di individuare una loro possibile re-immissione nel proprio ciclo produttivo o un re-impiego come sottoprodotti per altre aziende (simbiosi industriale).
In particolare, la fase di design è considerata cruciale perché determina l'80% degli impatti ambientali del prodotto nel corso del suo ciclo di vita. Le decisioni prese durante la progettazione iniziale sui materiali, i requisiti energetici, la riciclabilità e la longevità influiscono sulle prestazioni ambientali di tutte le fasi successive. L’ecodesign è quindi finalizzato a progettare prodotti che siano più duraturi (contrastando l’obsolescenza programmata), facilmente riparabili, smontabili, agevolmente separabili nelle diverse parti e componenti per poterne riciclare a fine vita.
IL MODELLO DELLE 3R
I principi dell’economia circolare potrebbero essere declinati così: ridurre la quantità di input come risorse naturali, materie prime ed energia impiegate per la produzione di beni e servizi; riutilizzare gli scarti, i prodotti usati, gli imballaggi nonché le parti o componenti dei beni e prodotti usati e reimmetterli nei cicli produttivi o destinarli a diversi usi; riciclare tutto quel che non è possibile riutilizzare, ottimizzando i sistemi di raccolta, separazione e trattamento delle diverse frazioni dei rifiuti riciclabili.
LA SCELTA DEL PACK
Si pensi al tema cruciale del packaging, su cui tante aziende cosmetiche stanno investendo in ricerca e sviluppo, innovando il design degli imballaggi attraverso la sgrammatura degli imballi, la scelta di pack in monomateriali, l’eliminazione di imballi superflui (astucci e pack secondario), l’impiego di materia prima seconda o bio-based o comunque da filiere certificate sostenibili, la distribuzione di prodotti sfusi, l’offerta di prodotti concentrati e flaconi riutilizzabili. Tutte buone pratiche in linea con i principi dell’economia circolare. In questo contesto, un ruolo chiave è stato svolto, ed è svolto tuttora, dalla Commissione europea che ha intensificato gli impegni dedicati al tema, tra cui va sicuramente citato il nuovo Piano di Azione per l’Economia Circolare (COM(2020) 98), pubblicato a marzo 2020.
LE MISURE IN ITALIA E IN EUROPA
I temi dell’economia circolare e della sostenibilità sono centrali anche nei più recenti piani e strumenti messi in campo dall’Unione europea (Piano per la ripresa dell'Europa) e dal Governo italiano (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) per la ripresa post pandemia, che prevedono lo stanziamento di ingenti risorse economiche, anche per le imprese. Nel Next Generation EU, ad esempio, si legge che “l'obiettivo è attenuare l'impatto economico e sociale della pandemia di coronavirus e rendere le economie e le società dei paesi europei più sostenibili, resilienti e preparate alle sfide e alle opportunità della transizione ecologica e di quella digitale”. Una ripartenza sì, che non significhi però un ritorno al passato e all’insostenibilità del modello economico lineare, ma l’opportunità, e la sfida, di trovare soluzioni innovative più sostenibili e circolari.