“Patto per l’export”, risorse e strumenti per supportare la capacità innovativa e la competitività delle imprese sui mercati esteri. Il settore cosmetico punta sul concetto di “I-Beauty”: la cultura della bellezza italiana è riconosciuta in tutto il mondo
Di Benedetta Boni
Arte, bellezza, inventiva, tecnica, creatività. Da Firenze a Dubai, ambasciatore maestoso dell’estro rinascimentale italiano, sarà il David di Michelangelo a rappresentare il nostro Paese all’Esposizione Universale che si terrà negli Emirati Arabi Uniti a partire dal 1° ottobre 2021. Cuore del Padiglione Italia, la copia in 3D dell’originale scultura in marmo, alta più di cinque metri per oltre cinque tonnellate, è stata eletta icona tricolore fino al 31 marzo del prossimo anno. Sarà affascinante ammirare questo capolavoro di storia, scienza e tecnologia e allo stesso tempo bizzarro sapere che la copia emiratina è la quarta esistente dell’opera del Buonarroti. La scultura originale del David è conservata nella Galleria dell'Accademia a Firenze, mentre la riproduzione più fotografata e nota ai turisti è quella che si trova in Piazza della Signoria. Esiste, tuttavia, un terzo David in città ed è quello al centro di Piazzale Michelangelo.
La bellezza unisce le persone recita il motivo individuato per raccontare il talento italiano a Dubai. Un indirizzo condiviso dalla cosmetica, una industria che da sempre evolve “pelle a pelle” con il consumatore, anzi con i consumatori di tutto il mondo. Per un settore che destina all’export più del 40% della sua produzione, la valorizzazione oltreconfine delle competenze e delle abilità nazionali è un aspetto imprescindibile dello sviluppo del business e della crescita stessa del Paese. Ne è consapevole il premier Mario Draghi che, in aula alla Camera, nell’ambito del dibattito sulla presentazione del Recovery Plan, ricorda che «Uno degli obiettivi principali della Missione 1 è favorire l'internazionalizzazione e la crescita dimensionale delle imprese, soprattutto nei settori più innovativi e strategici».
Che il made in Italy rappresenti una carta vincente sui mercati esteri è indiscusso, così come è altrettanto vero che per promuovere questo “marchio” occorrono progetti, iniziative e finanziamenti specifici. «In generale – sono le parole del primo ministro – gli investimenti su ricerca e sviluppo contribuiranno a un made in Italy improntato sempre di più alla capacità innovativa». Per questo fa ben sperare la dotazione di circa 1,2 miliardi di euro al fondo per l’internazionalizzazione.
«In attesa che i consumi riprendano dopo le contrazioni causate dalla pandemia – commenta Fabio Berchi, consigliere incaricato con delega all’internazionalizzazione in Cosmetica Italia – le aziende si mobilitano per conquistare aree con potenziali di crescita maggiori rispetto al mercato domestico, in calo del 10%». L’export cosmetico italiano ha perso nel 2020 il 16,7%, ma le previsioni parlano già di una ripresa delle esportazioni del 5% per l’anno in corso. «In questo scenario – continua Berchi – è fondamentale concentrarsi su tre assi di sviluppo: l’attività condotta in esclusiva con il nostro partner BolognaFiere nella promozione in Italia e all’estero del format Cosmoprof, eccellenza unica tra le manifestazioni; i progetti portati avanti autonomamente da Cosmetica Italia per valorizzare quei mercati che da una indagine interna sono risultati di particolare interesse tra le imprese associate, tra cui Canada, Europa e Sudest asiatico, così come Buy Italian Cosmetics, uno strumento unico per un’associazione di categoria che permette, attraverso un motore di ricerca, di mettere in contatto le nostre imprese con potenziali partner; la promozione in tutto il mondo dei cosmetici fabbricati in Italia, dai profumi ai prodotti per capelli, senza dimenticare i beni indispensabili per l’igiene, la protezione, la prevenzione e il benessere della persona».
Si inserisce in questa dinamica la narrazione della cosmetica made in Italy nel mondo attraverso il concetto di I-Beauty Italian Beauty. La cultura della bellezza emerge in ogni dettaglio nel nostro Paese. La produzione si confronta costantemente con l’obiettivo di offrire un prodotto di design e ben fatto, frutto di un sapere riconosciuto al di fuori dei confini nazionali, capace di esprimere al meglio l’innata propensione italiana alla creatività. Un primato espresso anche grazie agli elevati standard di sicurezza e qualità: il comparto in Italia investe circa il 6% del fatturato in ricerca e innovazione. Valore economico, scientifico e sociale sono i tre pilastri su cui si regge il settore cosmetico e che permettono di annoverarlo tra i comparti di eccellenza del nostro Paese. «Sono questi gli aspetti messi in luce – conclude Berchi – nell’ambito di una serie di iniziative sviluppate in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia in Kuwait e in Norvegia, che hanno dato vita a un modello virtuoso che altre ambasciate ci chiedono di replicare».
Più in generale, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) e Cosmetica Italia vantano un solido rapporto di collaborazione: le iniziative promosse congiuntamente in Italia e, in raccordo con le Ambasciate e i Consolati e ICE-Agenzia, all’estero ne sono la prova più evidente. Per far fronte agli scenari inediti conseguenti all’emergenza pandemica, il Ministero, d’intesa con associazioni di categoria ed enti pubblici preposti all’export, ha varato una strategia innovativa: il “Patto per l’Export”, offrendo alle imprese nuovi strumenti e risorse finanziarie con cui affrontare i mercati esteri.
«Il “Patto”, che ad oggi può contare su risorse pari a 5,4 miliardi di euro, mira a rimuovere alcuni fattori di debolezza delle nostre MPMI puntando su tre leve fondamentali: crescita digitale, sviluppo delle capacità manageriali e rafforzamento della propensione all’export delle PMI. Tra le attività lanciate più recentemente – fa sapere Lorenzo Angeloni, Direttore generale per la promozione del Sistema Paese MAECI – ci tengo a ricordare: “Smart Export – L’accademia digitale per l’internazionalizzazione”, un progetto di alta formazione accademica per le MPMI, realizzato in collaborazione con Agenzia ICE e CRUI e con il coinvolgimento di cinque fra le più note e prestigiose Università e Business School italiane. Per quanto riguarda la finanza agevolata, ricordo l’ampliamento dell’operatività e della dotazione finanziaria degli strumenti gestiti da SIMEST, quali il Fondo 394/81 (nel 2020 ha movimentato 2,1 miliardi di euro, di cui oltre 660 a fondo perduto, e l’ultima legge di bilancio gli assegna uno stanziamento di oltre 1,8 miliardi) e il Fondo Unico di Venture Capital (nel 2020 ha mobilitato oltre 100 milioni di euro). Si tratta solo di alcune delle molteplici iniziative lanciate dal Ministero negli scorsi mesi. Il “Patto” rappresenta a tutti gli effetti un cantiere sempre aperto, che grazie alle sinergie instaurate tra istituzioni e associazioni, sono convinto si possa ulteriormente arricchire di nuovi strumenti per rilanciare il made in Italy nel mondo».