Una filiera che profuma d'Italia

La storia della profumeria e quella della nostra Penisola da secoli si intrecciano e si nutrono a vicenda. Un connubio che ha dato vita a un patrimonio di prodotti che incarnano la qualità del made in Italy in ogni dettaglio, dalle materie prime della creazione olfattiva al vetro del flacone

A cura di Mariachiara Silleni e Marika Vecchiattini, autrice del Manuale della Grande Profumeria Italiana

Un profumo è un prodotto dalle molte vite, ciascuna legata a una sua specifica caratteristica. La scatola attira lo sguardo sullo scaffale di un negozio. La fragranza si indossa e si fa sentire da chi si avvicina alla persona che la porta, connotandola. Il flacone può viaggiare in una borsetta, o arredare un bagno o un tavolino da salotto. Ciascuna di queste vite nasce da un unico progetto originario, legato al profumo nel suo complesso, ma trova la sua realizzazione in un diverso anello di una filiera articolata, la cui storia è legata doppio filo a quella del nostro Paese. Già dai tempi del Rinascimento, la profumeria made in Italy, pionieristica e innovativa, grazie alla qualità delle materie prime e alla competenza delle maestranze, ha conquistato tutto il mondo. Ma al giorno d’oggi, in un mercato caratterizzato da marchi globali, è ancora possibile riconoscere un sentire tutto italiano nelle fragranze nate sul nostro territorio? La risposta è sì per Maurizio Cerizza, compositore di profumi da oltre quarant’anni: «Profumarsi è un atto intimo, che parte da un modo di sentire. Anche comporre. Le fragranze che creo sono italiane perché io sono italiano, la cultura italiana permea tutto quello che faccio. Abbiamo il patrimonio culturale più vasto al mondo, con decine di migliaia di capolavori artistici di inestimabile valore. E non sono nascosti, ma disponibili a chiunque li voglia scoprire, in ogni angolo dalla Penisola. È ovvio che essendo nato qui, avendo respirato da sempre quest’aria, essa sia percepibile in quello che creo. Le mie fragranze sono potenti e comunicative, ma sempre equilibrate, esprimono un’idea di eleganza e di armonia perché questo fa parte di me in quanto italiano».

 

Un tocco d'arte

Per Cerizza è, dunque, l’esposizione costante alla bellezza dell’arte e della cultura a definire il carattere italiano di una fragranza. Ne è convinto anche Carlo Pioli, erede della famiglia Borsari, legata all’iconica violetta di Parma, che ricorda i riferimenti culturali connessi con la storia di questo fiore e dell’omonimo profumo: «Nell’arco di tutto l’Ottocento la violetta di Parma divenne simbolo di bellezza e di seduzione, affascinando poeti e artisti che la celebrarono nelle loro opere. Il nome di Violetta, dato da Giuseppe Verdi alla protagonista della Traviata, ad esempio, fece il giro del mondo. Nel 1870 Ludovico Borsari iniziò a lavorare alla creazione del profumo e si avvalse della collaborazione dei grafici e degli illustratori più importanti del suo tempo, fra i quali Carboni, Boccasile, Volino e Nanni, con i quali intrattenne un rapporto di lavoro continuativo al fine di coordinare tutta l’immagine delle varie linee». Un nesso col mondo dell’arte ricercato anche nel design della bottiglia: «Per ospitare la fragranza – continua Pioli – vennero scelti contenitori in vetro e in cristallo con linee e forme esclusive, che interpretavano l’evolversi dello stile dal Liberty all’Art Déco».

 

Scrigni fragili e potenti

Parlando di industria del vetro e di made in Italy, non si può che fare un nome su tutti, Bormioli Luigi: top player a livello mondiale, con oltre mille persone al lavoro per una produzione di più di 250 milioni di pezzi l’anno, con un solo grande obiettivo: «offrire gli oggetti in vetro più eccellenti e innovativi che sia possibile produrre». A raccontarlo è Federico Montali, Marketing & Business Development Manager: «La famiglia Bormioli si tramanda i segreti dell’arte vetraria di generazione in generazione fin dal XVII secolo. Nel 1946 l’ingegner Bormioli decise di separarsi dal ramo principale dell’azienda di famiglia per fondare uno stabilimento produttivo a proprio nome e affermarsi come produttore degli oggetti in vetro tecnicamente più sfidanti, avanzati e difficili da produrre per l’epoca». Una voglia di mettersi alla prova che ancora oggi caratterizza l’azienda e che influenza tutto il mercato: «Per ottenere risultati di questo calibro è necessario avere una mentalità che guarda al futuro e la capacità di accogliere qualunque sfida tecnica portata dal cliente per trasformarla in uno standard di lavorazione, a cui i concorrenti dovranno adeguarsi per rimanere sul mercato. Ma è necessario anche investire molto in tecnologie sempre più innovative, sia a livello di vetro che di decoro, senza dimenticarsi che è la qualità dei tecnici che rende possibile giungere all’eccellenza del prodotto».

 

L’odore della terra

Questa vocazione spinta all’innovazione tecnologica, in un mondo pluridimensionale e sfaccettato come quello del profumo, viaggia parallela al legame con la tradizione della terra, che contraddistingue alcune materie prime squisitamente italiane, uniche al mondo. Prezioso fiore all’occhiello di questa categoria è il bergamotto di Calabria, che trova il suo terreno più fecondo tra le coltivazioni di Capua 1880, azienda leader mondiale nella produzione e lavorazione di olii essenziali agrumari. Un’altra storia di famiglia e d’impresa nella quale lo sguardo è sempre rivolto all’eccellenza e alla voglia di innovare. «I maître parfumeur di tutto il mondo ci visitano regolarmente – dice Gianfranco Capua –, ci pongono sfide interessanti sia a livello di coltivazione che per quanto riguarda i processi produttivi, che assicurino olii essenziali conformi alle loro necessità di novità, di distinzione, di unicità». Un esempio: «Negli ultimi tre anni abbiamo implementato una nuova tecnica che permette di estrarre le sostanze odorose anche dalle fasi acquose del frutto, cioè dai succhi. Questo nuovo prodotto sta riscuotendo un enorme successo perché è stabile, performante ed estremamente potente».

 

Eccellenze da premiare

Oggi che il mercato presta sempre più attenzione al rispetto dell’ambiente e della società, innovare è una sfida ancora più grande, che richiede un doppio livello di ricerca: da un lato il progresso e lo sviluppo del prodotto, dall’altro l’ottimizzazione dei processi per ottenerlo, riducendo gli sprechi e gli impatti sul mondo circostante. Uno sforzo che sempre più aziende stanno compiendo e che, nel campo delle fragranze, Accademia del Profumo ha scelto di premiare quest’anno con un riconoscimento speciale all’innovazione responsabile, nell’ambito del suo prestigioso Premio. Una kermesse dalla lunga storia, di oltre trent’anni, che ha sempre voluto rispecchiare lo stato dell’arte della profumeria, intercettandone tendenze e peculiarità e rappresentandone l’intera filiera, dalla creazione olfattiva, al packaging, alla comunicazione, nelle proprie categorie in gara. L’appuntamento coi vincitori per il 2021 è fissato al 27 maggio, con una cerimonia virtuale. L’invito è aperto tutti: i dettagli verranno resi disponibili sul sito e sui canali social ufficiali di Accademia.