Raccontare sé stessi attraverso la propria immagine

Vestire la leadership: il guardaroba può diventare uno strumento di affermazione personale. L'esperta Paola Pizza: «Essere autentici non significa non valorizzarsi»

Di Gaia MELLONE

Guai a ridurre l’abbigliamento e la cosmesi ad aspetti frivoli: la moda è una forma dell’espressione di sé. Attraverso la maniera in cui ci vestiamo e curiamo la nostra immagine, intraprendiamo un percorso di comunicazione non verbale, che aiuta non solo gli altri, ma anche noi stessi, a comprendere chi siamo, chi vogliamo essere e come ci relazioniamo con il prossimo. «Esiste un legame molto forte, e la psicologia cognitiva lo conferma, – spiega Paola Pizza, psicologa, autrice del blog www.psicologiadellamoda.com e del libro Il coraggio di piacersi (Franco Angeli, 2021) – tra le prime impressioni e l’elaborazione delle informazioni successive.  Tendiamo, infatti, ad andare a ricercare informazioni che confermino le prime impressioni. Ecco perché scegliere degli abiti o delle acconciature “giuste” che ci valorizzino e restituiscano una immagine di professionalità e competenza può aiutarci in alcune occasioni specifiche, come un colloquio di lavoro, ad esempio, ma anche nella costruzione di una sicurezza in noi stessi che aiuta al raggiungimento degli obiettivi». La missione di Paola Pizza è proprio questa e si realizza nel suo percorso professionale su due versanti: da un lato, tramite la consulenza individuale «per accompagnare le persone in un percorso di consapevolezza su come comunicano attraverso gli abiti e gli accessori» e, dall’altro, attraverso la formazione per gruppi, aziende e scuole, con concetti che lei stessa definisce, nei suoi corsi e sul blog, con l’espressione “vestire la leadership”.   

 

Dottoressa Pizza, come nasce il suo interesse verso la Psicologia della moda e perché è importante oggi? 

Si parla molto di moda, ma spesso non se ne capisce fino in fondo l’importanza. Infatti, si continua ad associare il mondo della moda a valori come l’estetica e l’aspetto, mentre attraverso la scelta di cosa indossare, dal capo fino al colore, così come al maquillage sul proprio viso, si intraprende un importante percorso di conoscenza della propria individualità e soprattutto di cosa si desidera comunicare all’esterno. Non si veste solo il corpo, ma anche l’inconscio. Rendere più tangibile il legame tra psiche e moda è esattamente la mia missione. La moda è un fenomeno psicosociale: non riguarda soltanto il singolo individuo, ma il suo rapporto con la società e la presentazione della propria identità, l’appartenenza ad un gruppo e la coscienza del contesto sociale in cui si trova e si muove. 

 

Perché secondo lei questi aspetti vengono ancora percepiti come “vanitosi” più che sostanziali? Quale può essere il ruolo dell’industria della moda e della cosmesi, in tale visione?  

Fortunatamente stiamo assistendo a dei passi in avanti. La moda, oggi, tiene molto più presente l’espressività della persona che indosserà il capo e non più solo la creatività dello stilista o della Casa. Abiti, quindi, che pensano alle persone reali: lo abbiamo visto, ad esempio, con l’ampliare del range delle taglie di cui, tra gli apripista nel mondo del lusso, nel 2019 si sono distinti Dolce & Gabbana. Un altro caso interessante nella cosmesi è invece Fenty Beauty, che ha aperto ad una maggiore inclusività e promozione dell’accettazione di sé.  La moda e la cosmesi sono dimensioni variegate e complesse, che non possono prescindere dalla psicologia. Oggi sicuramente emerge più sensibilità e attenzione a questo aspetto, sia da parte dell’industria che degli utenti.  

 

Negli ultimi tempi ha preso molto piede l’armocromia: uno studio del colore che permette di individuare sfumature e tonalità che meglio si abbinano con i toni della pelle, degli occhi e dei capelli. Quanto è un aiuto e quanto una gabbia una disciplina di questo genere?  

Comprendere cosa ci valorizza e cosa no è fondamentale, per presentarci e viverci al meglio. Non deve, però, diventare uno schema da cui è impossibile uscire: scegliere una nuance è un modo per esprimere un'emozione. Ben venga conoscere “i propri colori”, ma è importante non tappare le ali all’espressività. Meglio far convivere i due stimoli, magari scegliendo elementi più piccoli o di dettaglio, ma che ci aiutino ad esprimere noi stessi e sentirci a nostro agio nel nostro aspetto. Un abito “giusto” non è solo quello che meglio ci cade addosso, così come il rossetto perfetto non è necessariamente il colore più “in palette”: piuttosto è ciò che ci fa sentire bene, forti, a nostro agio e al meglio. 

 

Durante il lockdown togliere il pigiama e sistemare il proprio aspetto sono diventati modi per curare se stessi fuori e dentro. Ora quale lezione ci resta? 

Si tratta di una fase delicata. Dobbiamo curare la parte visibile, ma anche quella non visibile. Difficile sentirsi autorevoli con i pantaloni del pigiama! Attenzione all’abbigliamento troppo comodo e rilassato. Dobbiamo comunicare la nostra identità e il nostro ruolo, ma anche l’identità aziendale. Non cadiamo neppure nel tranello della “divisa”. La moda oggi ci offre molte più opportunità: l’eleganza e la formalità non sono più schiave di colori scuri, tagli ingessati o trucco minimale; molti stereotipi stanno cambiando. Esiste, comunque, una differenza tra comodità e sciatteria di cui bisogna avere consapevolezza: essere autentici non significa non valorizzarsi e dall’esterno viene percepito molto più di quanto pensiamo. È un’attenzione – verso noi stessi, in primis, ma anche nei confronti dei nostri colleghi – che non deve limitarsi all’ufficio, ma deve allargarsi alla nostra vita quotidiana anche privata e “casalinga”.  

 

Il suo libro Il coraggio di piacersi parla della ricerca di una bellezza inclusiva e libera: cosa significano queste parole per lei?  

Inclusione è una parola che spesso abbaglia e non si trasforma in atti concreti. La moda inclusiva è una moda che si rivolge a tutti, a prescindere dall’estetica dominante. Andare oltre gli stereotipi, nell’abbigliamento come nella cosmetica: dagli abiti rivolti alla fisicità delle donne e degli uomini reali, fino al trucco che comprende tutte le sfumature della pelle. Valorizzare, quindi, la diversità, ciò che caratterizza l’individuo, uscendo dagli schemi predeterminati pur muovendosi all’interno di convenzioni che diventano un punto di forza e non un limite. Rendendoci liberi di esprimere noi stessi e la nostra unicità al meglio.  

 

Quali i consigli fondamentali per intraprendere questo percorso, esteriore e interiore? 

Innanzitutto, giocare! Divertirsi, osare per capire anche i propri limiti. Poi, conoscere se stessi. Sia fisicamente, osservando la realtà dei nostri corpi, delle parti che amiamo e di quelle che non vogliamo mostrare; sia psicologicamente, ragionando sui messaggi che vogliamo far passare e i traguardi che vogliamo raggiungere. É fondamentale essere gentili con noi stessi e stesse: smettere di paragonarsi a standard irrealistici e lontani, uscendo dalla vergogna che molte persone sentono, e cercare la bellezza dentro di sé, per proiettarla nel modo migliore.