Il ciclo di vita di un prodotto di make-up realizzato per dimostrarne il riutilizzo possibile protagonista di un progetto one shot e un’installazione volute da Sana, Cosmofarma e Cosmoprof insieme alla filiera italiana della cosmesi
Di Isella Marzocchi, giornalista e Beauty PR Specialist
Una palette make-up creata ad hoc. L’eccellenza del beauty made in Italy. Il contributo corale di Sana, Cosmofarma e Cosmoprof insieme a BolognaFiere e Cosmetica Italia. Questa la squadra d’eccezione unitasi per dar corpo al progetto The Neverending Palette che lo scorso settembre, dal 9 al 12, ha raccontato, tra la concretezza del prodotto finito e un’installazione site-specific, la possibilità di far rivivere un prodotto cosmetico più e più volte in un ciclo virtuoso senza fine, neverending, appunto, in cui le materie prime utilizzate possono rivivere grazie a recupero e riutilizzo consapevoli. Oggi che temi come circolarità e sostenibilità di materiali, azioni e processi produttivi sono centrali sia a monte che a valle nella vita di un prodotto beauty, The Neverending Palette è nato per tradurre in testimonianza tangibile un approccio avvertito sempre più nella sua essenziale trasversalità da tutta l’industry del settore cosmetico.
Naturale, quindi, che il palcoscenico ideale per presentarlo fosse la manifestazione congiunta in cui Sana, Cosmofarma e il nuovo format di Cosmoprof, OnBeauty, hanno unito le forze per dare un segno concreto alla tanto attesa ripartenza. Delle fiere in presenza, innanzitutto, occasione per portare avanti quel dialogo insostituibile tra domanda e offerta che, puro business a parte, solleva interrogativi e invita a riflettere su quesiti alle volte ingombranti. Proprio come quello, aperto, che The Neverending Palette pone, tanto semplice quanto sfidante. A essere messa in scena, in senso letterale, è stata la risposta articolata dall’intero comparto. Il progetto, la cui direzione creativa è stata affidata a Omar Pallante di AVP - ArteVetrinaProject con il coordinamento di Simona Antonini di Cosmetica Italia, aveva come preciso obiettivo realizzare un prodotto proiettato verso un futuro condiviso e condivisibile sia in termini progettuali che produttivi.
«La scommessa? Reinventare in toto, senza tralasciare appeal haut de gamme e contemporaneità, un prodotto oggi nella stragrande maggioranza dei casi multimaterico e difficilmente riciclabile», sottolinea Pallante. E prosegue: «Oltre alla formula vegan, un’esigenza in crescendo, ne abbiamo studiato ogni singolo componente perché il prodotto potesse non solo nascere e rientrare in una logica di economia circolare, ma trasformarsi da prototipo, quindi, da idea in parte astratta, in prodotto vero e proprio, di potenziale interesse per il consumatore finale. È proprio su questa fascia di pubblico che va fatto un enorme lavoro di comunicazione: chiaro, attento, mirato a rendere il processo sempre più intuitivo e facile, fino a renderlo abitudine».
A esprimere la sfida, il simbolo dell’infinito, integrato al segno grafico della comunicazione, ripreso sia nella palette stessa che nell’omonima installazione che ha supportato a livello visivo e spaziale la lettura del progetto all’interno del nuovo padiglione 37 del quartiere fieristico bolognese. The Neverending Palette ha accolto gli ospiti raccontando i quattro cicli di vita del prodotto attraverso la combinazione di forme organiche e trasparenze. A packaging, produzione, raccolta e riciclo, i momenti consequenziali del ciclo vitale della palette, sono state dedicate altrettante sezioni spaziali dell’area espositiva, all’interno delle quali approfondire - attraverso pannelli e video disponibili su device digitali - i diversi focus e il contributo all’iniziativa dei singoli partner, tra cui anche Hera SpA, l’azienda multiservizi bolognese fornitrice di servizi ambientali, oltre che energetici e idrici, interlocutore indispensabile a rendere completo il dialogo.
«Contribuire a consolidare la consapevolezza del consumatore era tra i principali obiettivi di questo progetto» sottolinea Antonini. «È chiaro che gli addetti ai lavori, gli operatori del settore sanno rispondere senza esitazioni al quesito che The Neverending Palette solleva. Anzi: corrono subito col pensiero a tematiche complementari, focalizzate su step produttivi, materiali, processi. Ma il consumatore che consapevolezza ha? Come si deve comportare quando il prodotto si esaurisce? Recuperare le materie prime che lo compongono è possibile? Non sempre il comportamento da tenere è così chiaro, o comprensibile. Con The Neverending Palette abbiamo voluto creare una squadra di aziende e soggetti istituzionali in grado di dimostrare come, da un lato, sul piano industriale, fosse possibile realizzare un prodotto davvero sostenibile e anche come, per il consumatore finale, possa diventare semplice adottare comportamenti consapevoli sempre più in linea con la realtà del tempo in cui viviamo. In cammino, tutti insieme, verso gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile».
«In alcuni casi progetti che hanno visto la creazione di prodotti non destinati concretamente alla vendita ne hanno tralasciato, nell’approccio creativo, aspetti a nostro avviso essenziali» continua Pallante, che attraverso la propria azienda firma da oltre trent’anni, in tutto il mondo, l’interpretazione visiva di tanti grandi brand, tra progetti speciali, eventi e window display. «Per noi è stato subito evidente come la palette dovesse essere un prodotto da proporre in potenza a un pubblico di acquirenti. I materiali scelti, la loro lavorazione, il dettaglio dell’elastico in tono da poter staccare e quindi differenziare, le stesse nuance selezionate sono espressione di uno studio attento, dedicato, davvero su misura, attraverso il quale vogliamo dire che alternative, tanto sostenibili quanto esteticamente piacevoli, ce ne sono e ci auguriamo che questo progetto condiviso sia solo il primo di una lunga serie».
Le aziende che hanno contribuito alla sua realizzazione, oltre ai partner istituzionali già indicati? Ancorotti Cosmetics, Autajon, Aethera Biotech, Fedrigoni, Hera SpA e Sanatech. Con l’auspicio di avere dato il via a un dialogo perpetuo, neverending, tra uomo e ambiente. Per iniziare, davvero, in bellezza.