Il 29 e 30 maggio si è tenuto il Netcomm Forum, un appuntamento fondamentale per scoprire lo stato di avanzamento della cultura aziendale in ambito digitale e per scoprire le nuove realtà d’intermediazione che operano nella logistica, comunicazione e trattamento/elaborazione/ della mole informativa che l’azienda acquisisce con sempre più facilità.
Le organizzazioni aziendali, da sempre abituate a utilizzare modelli strutturati e routinizzati di contatto con il proprio bacino di utenza, adottano livelli sempre più importanti di personalizzazione e di comunicazione one to one.
Tuttavia, manca l'adattamento al contesto competitivo che è ancora lento, in quanto la nostra cultura imprenditoriale ha tempi lunghi di metabolizzazione, come quella giapponese, ovvero più legata alla tradizione. L’integrazione di modelli più flessibili nella supply chain portano ad un vero e proprio salto nelle performance d’impresa, un esempio è dato dal punto vendita che si trasforma in un touch point: il totem o lo schermo interattivo riconosce il cliente e declinano promozioni, offerte in bundle o le novità che meglio rispondono allo storico dei precedenti atti di acquisto.
Esisteva un divario tra grandi e piccole realtà aziendali in quanto il tempo e le infrastrutture avevano costi, ora questi aspetti, grazie al digital, portano ad una democratizzazione delle possibilità di integrare la tecnologia nella vita aziendale.
Risulta fondamentale, la gestione dei big data che uniscono i database di origine diversa (ad esempio gestionali dei punti vendita, scheda fornitori, variabili socio-demografiche per celle censuarie) in una unica visione olistica per anticipare così gli atteggiamenti dei consumatori. Infatti, i cosiddetti machine learning predittivi sono facili da utilizzare in modelli integrati: la predittività è oggi alla base delle vendite con supporto digitale. Se il processo è automatizzato e frutto di un algoritmo, anche la price strategy è automatica e personalizzata per il singolo utente che accede al marketplace. L'interazione affina con il tempo le previsioni e l’azienda impara a conoscere sempre più il cliente in maniera fluida e adattiva. L’intelligenza artificiale, ad oggi, non è il fattore determinante nelle strategie aziendali. Se viene recepita come supporto, e non sostitutiva, alla creatività e alla definizione dei trend, di conseguenza, con il tempo, consente di ridurre i margini di errore nelle scelte. All’aumentare della serie storica e al diminuire della volatilità dei dati raccolti, è possibile razionalizzare la grande mole di informazioni indirizzandola verso i fabbisogni reali dell’impresa.